La Biblioteca Teresiana è una biblioteca storica voluta dall’imperatrice austriaca Maria Teresa nel 1780. Meta irrinunciabile per tutti i bibliofili e gli amanti e delle antiche letture, è collocata nell’ex convento dei gesuiti in via Roberto Ardigò a Mantova è visitabile gratuitamente nelle sue celebri sale, così come i libri sono tutti consultabili previa richiesta.
Biblioteca Teresiana Storia
L’Imperial Regia Biblioteca di Mantova fu aperta al pubblico nel marzo del 1780, nel quadro di un vasto programma di riforma delle istituzioni culturali ed educative voluto da
Maria Teresa d’Austria, esponente dell’illuminata politica asburgica che vide nascere in tutto il territorio lombardo una rete di biblioteche pubbliche ordinate sul territorio.
La biblioteca fin da allora si è innestata profondamente nel tessuto sociale e culturale della città di Mantova, trovando sede in un’ala del Palazzo degli Studi che i gesuiti avevano fatto edificare dall’architetto Alfonso Torregiani nel 1753. Inizialmente le sale assegnate corrispondono alle attuali denominate “prima teresiana” e “secondo teresiane”, mentre nel secolo successivo si cominciarono ad utilizzare le stanze attigue. La ristrutturazione delle sale fu affidata all’architetto Paolo Pozzo, a cui si deve la progettazione delle maestose scaffalature lignee, ispirate allo stile di Fischer von Erlach, architetto della Hofbibliothek viennese.
Nei primi anni le acquisizioni riguardarono soprattutto i fondi librari dei soppressi conventi carmelitani e certosini che si sommarono ai volumi dell’Accademia del collegio gesuitico. A queste si aggiunsero donazioni e lasciti di privati e grazie a stanziamenti dell’amministrazione asburgica furono inoltre acquistate collezioni d’interesse soprattutto naturalistico. Le ulteriori soppressioni monastiche in epoca napoleonica comportarono l’arrivo di preziosi patrimoni bibliografici dai conventi di Santa Maria delle Grazie, di San Benedetto in Polirone, di domenicani, francescani, cappuccini, aumentando la dotazione iniziale di circa 6.000 volumi ai circa 40.000 del 1823.
Centinaia di codici miniati o disegnati, manoscritti, incunaboli e una cospicua collezione di produzione moderna oltre a una preziosa collezione di disegni e stampe, a cui si aggiungono continuamente donazioni da artisti e collezionisti e acquisizioni sul mercato antiquario.