I Terzi di Parma, appartenenti alla nobiltà rurale emiliana, segnalati anche nel secolo XIV come podestà, capitani e governatori di città padane, furono dapprima conti di Tizzano e quindi signori, in tempi diversi, della città di Parma e di Reggio.
I Terzi discendevano dalla casata ghibellina dei Da Cornazzano. Quale fondatore, si cita un Gerardo Tercius, identificato anche come "Terzo da Cornazzano" e così denominato in quanto terzogenito di Pietro, il capostipite. Lo stesso è ricordato anche dagli Annales Cremonenses come "Bernardo da Cornazzano" (1218) e citato da altre fonti citano come Bernardo o "Gherardo Tertius" (1223).
Di Gherardo si conoscono due figli: Pietro e Guido. Quest’ultimo compare in un documento del 1248 tra i guelfi di Parma. Ebbe per figli Filippo e il Guidone, elencato nel 1311 come "Guido Tercius" tra i più eminenti cittadini di Parma. Guidone e Filippo, sono esplicitamente citati come "de Tertiis" nel diploma imperiale loro rilasciato nel 1329 da Ludovico il Bavaro.
Con quel diploma imperiale i Terzi di Parma affermarono una loro presenza signorile autonoma che doveva già essere ben radicata, anche economicamente, nel contado parmense, alla foce del Taro, tra Sissa e Torricella. Cronologicamente questa istituzione si colloca nel XIV secolo in sintonia con la tendenza a far rivivere la cosiddetta signoria di banno, ove il signore si assumeva l’onere, con i privilegi, di governare con piena giurisdizione il territorio. Questo favorì la costituzione di nuovi centri di potere, oltre che nel Parmigiano, nella pianura padana e generalmente nell’Italia centro-settentrionale”.
I Terzi erano già stati investiti, come Cornazzani, da Federico II di Svevia, nel 1247, quali conti di Tizzano Val Parma e di Belvedere (oggi Castelnuovo Fogliani) e di altre terre nel Parmigiano. Così essi divennero successivamente e alternativamente nel tempo signori di Parma, Noceto, Guardasone, Colorno.
I Terzi dispiegarono ogni mezzo per dilatare il loro dominio signorile su territori sempre più importanti, dal Parmense fino al Piacentino e al Reggiano. A questo fine vincolarono le ambizioni della famiglia a quelle del Ducato di Milano, finché questo fu dei Visconti. Così nel 1364 i fratelli Niccolò Terzi il Vecchio e Giberto Terzi giurarono fedeltà a Bernabò Visconti. Niccolò il Vecchio acquistò poi nel 1375 da Gherardo Visconti nel Piacentino, le giurisdizioni di Castelnuovo e di Casale Albino. Queste furono successivamente confermate da Gian Galeazzo Visconti, il duca di Virtù, che nel 1386 riconobbe ancora più larghe immunità a Tizzano Val Parma.
L’accordo dei Terzi con i Visconti è confermato dall’assegnazione di numerosi rettorati nelle città padane, quali la reggenza del Consiglio di Verona per le partes ultra Mincium, nonché i capitanati di Bergamo, di Brescia e di Reggio nell'Emilia. Significativa è poi l'ampiezza di onori concessa con il diploma dell’imperatore Venceslao di Lussemburgo (1387), col quale si concedeva a Niccolò il Vecchio, con diritto di trasmissione ai figli, il titolo comitale. La cerimonia solenne con cui Niccolò fu insignito del cingolo militare fu celebrata nella cattedrale di Pavia il 15 agosto 1387. I privilegi attribuiti mediante quel diploma imperiale, è stato osservato, “appare difficilmente immaginabile al di fuori di un accordo col Conte di Virtù, fermo nel proibire l’impetrazione di privilegi papali o imperiali senza sua speciale licenza, e ormai in grado d’imporre ai potenti domini emiliani il proprio placet preventivo anche solo per l’esercizio di una podesteria o di una condotta al di fuori del dominio.
La fedeltà ai duchi di Milano meritò al casato in tempi successivi, e cioè ai condottieri Niccolò Terzi il Vecchio, ai figli di questi Giacomo Terzi, Ottobono o Ottobuono de' Terzi e al nipote Niccolò Terzi, il Guerriero, oltre ai beni ingenti posseduti in Parma, i castelli di Guardasone, Bazzano, Colorno, e altre terre come Nigone, Montelugolo, Scalucchia. Nel Reggiano si contavano le rocche di Rossena sotto Canossa, Sassatello e Gombio. Benefici che si aggiungevano alle estese proprietà agrarie possedute ex longissimo tempore tra Castelnuovo di Sotto, Medesano, Gualtieri e Guastalla.
Allorché nel luglio 1450 Francesco Sforza, succeduto a Filippo Maria Visconti nel Ducato di Milano, spossessò Niccolò Terzi detto il Guerriero della signoria di Parma e delle terre possedute a Castelnuovo, Lusurasco e Saliceto di Chiaravalle, presso Alseno, Bagnolo in Piano, Noceto e Santacroce, cessò ogni dominio dei Terzi nella pianura padana. Niccolò il Guerriero abbandonò lo Stato milanese e trovò rifugio presso la corte dei Gonzaga a Mantova.
Un cugino del "Guerriero", Gian-Filippo, figlio di Giacomo Terzi, si stabilì nelle Marche, dove diede origine alla famiglia dei marchesi Guerrieri di Fermo. I Guerrieri di Fermo, chiamati alla corte dei Gonzaga di Mantova, originarono la casata dei Guerrieri Gonzaga. Questo decretò il Gonzaga "il dì penultimo aprilis 1506" allorché volle che il pronipote di Giacomo Terzi, Lodovico Guerrieri, fosse aggregato alla sua Casata e assumesse da allora per sé e discendenza il cognome "Guerrieri Gonzaga". Lo stesso Lodovico fu nominato nel 1514 marchionalem consocium beneamatum e nel 1522 divenne Luogotenente generale dei Signori di Mantova e di Urbino.
Un ramo dei Terzi, discendenti da Ottobuono de' Terzi e dal figlio di questi Gio-Francesco (o Giovanni Francesco), fu infeudato nel Parmigiano con i Terzi di Sissa, contea dal 1450 al 1805. Questa linea dei Terzi, succedendo ai Veneziani che l'avevano occupata, ricostruì nel 1440 il maschio della rocca, dopo che questa era andato pressoché distrutta negli scontri con i Rossi di San Secondo. Nel Settecento questo ramo della casata dei Terzi si estinse nella famiglia dei Rangoni di Modena.