Gabriele D’Annunzio nasce a Pescara il 12 marzo 1863 da famiglia borghese di possidenti. Compiuti gli studi liceali presso il prestigioso collegio Cigognini di Prato e si mette in luce già nel 1879 con i versi del suo primo volumetto di poesie, Primo vere, ottenendo un notevole successo. Nel 1882 si trasferisce a Roma iscrivendosi alla facoltà di Lettere, non terminando però gli studi. Qui iniziano le sue frequentazioni con i salotti bene della società romana e gli ambienti più in vista, dando “scandalo” per le sue numerose avventure galanti (in particolare quella con Eleonora Duse, l’attrice più famosa dell’epoca), lussi, corse equestri, duelli con la sciabola, e stravaganze come i prolungati soggiorni in un ex convento degli Abruzzi dove si ritirava per scrivere i suoi romanzi. In questa fase comincia anche a collaborare con diversi periodici e settimanali letterari, ricevendo le attenzioni persino di Carducci che lo apprezza e incoraggia, diventando in breve tempo lo scrittore prediletto dell’alta società romana.
Il suo amore per la vita lussuosa lo costringe però a contrarre ingenti debiti, motivo per cui nel 1891 lascia Roma trasferendosi a Napoli e nel 1898 a Firenze, ma nel 1910 sempre a causa dei debiti, la villa fiorentina gli viene espropriata ed emigra in Francia dove viene accolto con un entusiasmo mai concesso prima ad un autore italiano, tanto la sua fama si era estesa anche al di fuori dei confini nazionali.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale Il “Vate” torna in Italia, ponendosi su posizioni interventiste e arruolandosi come volontario nonostante i suoi 52 anni, rendendosi protagonista di clamorose azioni aeree e navali (il Volo su Vienna e la Beffa di Buccari) che gli valsero il grado di colonnello, 5 medaglie d’argento e una d’oro mettendo così in pratica le sue teorie del poeta-eroe, ossia la necessità di convertire la parola in azione.
Finita la guerra con il sopraggiungere dell’armistizio, D’Annunzio non nasconde la sua delusione per le condizioni di pace firmate dall’Italia e si fa interprete dell’ idea di “vittoria mutilata”, guidando una spedizione di 287 volontari a Fiume, ribattezzati poeticamente legionari, occupando la città e rivendicando il diritto dell’Italia alla Dalmazia. Il Governo Italiano, timoroso di complicazioni internazionali, assedia Fiume con le truppe e D’Annunzio è costretto a ritirarsi in una villa sul lago di Garda, da lui poi ribattezzata “Vittoriale degli Italiani”, trasformandola in un vero e proprio museo della sua vita artistica e militare.
Qui gli ultimi anni di vita del poeta sono trascorsi pressoché in solitudine, tra libri e qualche amore passeggero, fino a quando nel 1938 si spegne improvvisamente a causa di un’emorragia celebrale.